Vittorio Venturini, "Liberart": il libro come oggetto artistico dallo scarto a nuove narrazioni
di Elisa Tommasoni
Vittorio Venturini (Cremona, 1974) è da sempre innamorato dell'arte e della musica. Parallelamente all'attività di famiglia, una legatoria e tipografia in Cremona, dal 2010 ha intrapreso un progetto artistico utilizzando i materiali di risulta di legatoria: colla, libri e carta sono alla base del suo linguaggio espressivo. Trasforma gli scarti della propria azienda in nuovi strumenti narrativi, sempre con l'intento di raggiungere sia un risultato estetico che concettuale. Inoltre, è l'ideatore del progetto editoriale Matti da rilegare in cui vengono dati alle stampe albi illustrati per bambini e per ogni libro è realizzato un laboratorio che coinvolge musica e creatività.

1) Buongiorno Vittorio, tu ti definisci imprenditore, nello specifico editore e tipografo, e nello stesso tempo artista. Come convivono queste due componenti?
Noi non siamo mai una cosa sola, ognuno di noi ha più anime. La mia parte più concreta è sicuramente quella dell'imprenditore, del controllo di gestione, ma anche in questa mansione serve una parte creativa e penso di metterla in atto nella mia azienda. Le componenti in ogni mestiere sono sempre più d'una.
2) Quando ha avuto inizio questo percorso di ricerca artistica che hai chiamato LIBERART in cui riutilizzi libri da macero? C'è stato un momento preciso in cui hai avuto l'idea?
Come accennavo prima c'è sempre stata una forte presenza della parte creativa in tutto quello che intraprendo. Da tanti anni regaliamo scarti di legatoria a centri estivi, scuole, oratori. Le persone che lavorano in questi luoghi come maestre e educatori cominciarono a chiedermi di portare le mie idee in questi momenti di riuso della carta, ho pensato che fosse riduttivo soltanto colorare la carta e sarebbe stato meglio costruire e fare cose con la carta, strapparla, piegarla, accartocciarla, diventando quindi un atto di creatività utilizzare la materia così com'è.
3) Nell'intraprendere questo percorso c'è stato qualche richiamo a movimenti artistici dell'arte del passato?
Ovviamente Duchamp, con il suo intento di cambiare funzione all'oggetto, facendolo diventare, decontestualizzato, opera d'arte. E per me l'oggetto per eccellenza è il libro, o ancora meglio lo scarto del libro. Si innesca così un meccanismo a mio avviso molto stimolante: il libro che racconta una storia è sì interessante ma può diveltarlo ancora di più il suo scarto perché può creare l'opportunità di creare nuove storie.
4) A questo proposito ti chiedo: cosa intendi quando scrivi, nei commenti alle tue opere che i libri riutilizzati possono diventare soggetto di nuove narrazioni, di nuovi alfabeti?
Indagare lo scarto è il mio gioco artistico, le diverse forme della carta e del libro che diventano nuovi codici, nuove possibilità di comunicazione. Per esempio, la parola tagliata all'interno di questi libri di scarto diventa texture, diventa nuovo codice. Da qui parte anche un'indagine per testimoniare attraverso questi libri tagliati il fatto che stiamo perdendo l'uso della parola, usiamo sempre meno parole per comunicare, poiché siamo nell'era della comunicazione per immagini. I libri sono stati negli ultimi secoli il veicolo per eccellenza della parola ma con il meccanismo che metto in atto diventano loro stessi immagine. Ecco che ritorniamo alla distorsione, al cambiamento di funzione dell'oggetto che continua comunque ad essere potente nel comunicare grazie alla sua fisicità.
Altra metafora che io adopero nel mio lavoro è quella libro/ essere umano. La figura umana e il libro per me vanno di pari passo; fatti entrambi di materia, pelle, carne e ossa gli uni, carta, colla, filo gli altri e soprattutto noi conteniamo parole e storie come i libri. Conserviamo storie dentro di noi come i libri.
5) Tra le tante tue creazioni mi hanno colpito molto la serie delle "Connessioni" e dei "Labirinti", ci spieghi la poetica che ne sta alla base?
Le Connessioni sono dorsi di libro agganciati fra loro, connessi gli uni gli altri, stratificando questi tozzetti di libro. A questo punto ritorna la metafora di prima libro-uomo entrambi contenitori di storie, ma in queste opere con una riflessione in più: le storie che ci appartengono più di tutte, che ci connotano come persone uniche sono quelle che non riusciamo a raccontare, proprio come quelle dei libri delle connessioni che hanno le parole tagliate. La parola tagliata rappresenta le emozioni che non riusciamo a raccontare perché legate ad episodi cruciali e delicati della nostra vita. La parola in questo caso è uno strumento non capace di raccontare quell'esperienza, ecco dunque che siamo simili a quei libri delle Connessioni. Siamo simili a quei libri anche per il fatto che anche noi persone siamo connesse le une alle altre e creiamo una rete sociale in cui ci sorreggiamo a vicenda. In sintesi, potrei dire: essere vicini senza saper raccontare le storie più intime, più vere.
Mentre nei Labirinti c'è un altro tipo di lavoro che è fatto di carta ritorta e avvolta. C'è un richiamo alla parte più interna degli elementi, se analizzati al microscopio spesso possiamo notare disegni bellissimi, spesso complessi; ecco che io vedo un labirinto in cui ci perdiamo, un "disordine ordinato" possiamo dire.
6) Da qualche tempo fai parte di un collettivo artistico che si chiama SprEco, che ha come focus la sostenibilità artistica e ambientale. È un'esperienza che ti sta arricchendo?
Decisamente si, tengo molto a questo collettivo di cui sono stato un fautore della sua formazione, perché sento la necessità di un confronto nel percorso artistico che sto portando avanti andando a recuperare il non conforme, gli scarti della legatoria. Tendenzialmente oggi gli artisti portano avanti i loro progetti in solitaria e i social tendono a isolarci ancora di più, ma se guardiamo al passato ci sono stati i movimenti artistici nati appunto dal confronto di diverse personalità artistiche. Il collettivo è nato a Firenze presso LA FONDERIA -galleria d'arte moderna e contemporanea. Il fatto che ritengo più interessante è che all'interno di questo ambiente c'è un progetto che si chiama FondenteArte che si occupa di connettere le aziende con l'arte contemporanea, ovviamente una mission di questo tipo si è connessa perfettamente con l'idea artistica che porto avanti dello scarto industriale che diventa risorsa e nuova capacità espressiva. All'interno del collettivo ci sono anime differenti, ognuno per realizzare la propria opera utilizza materiali diversi. Chi utilizza le tecnologie esaurite, chi gli scarti delle concerie (molto diffuse nella zona di Firenze), scarti alimentari dovutamente trattati, ossa di animali, legno, foglie. Ci sono tanti linguaggi, tante poetiche all'interno di questo collettivo che tiene viva l'attenzione sull'arte che arriva dal riuso; alla base c'è ben chiaro il concetto di rivitalizzare ciò che sarebbe stato altrimenti buttato. Ovviamente, oltre a questo nodo concettuale c'è parallelamente un'attenzione all'estetica. L'insieme di questi fattori ha determinato il successo delle mostre finora organizzate.
7) Mentre nel progetto Matti da rilegare stampate albi illustrati. Quanta componente artistica c'è in questi libri?
L'idea di base è scrivere delle storie che possano essere reinterpretate proprio a partire dalla materia, è la stessa idea del progetto artistico: pensare i luoghi della produzione come luoghi di rigenerazione, mi piace pensarli simili alle vecchie botteghe rinascimentali, pensiamo per esempio alla bottega del Verrocchio dove si è formato Leonardo, accanto a capolavori che ancora studiamo venivano prodotti oggetti di artigianato, senza una grande distinzione tra una cosa e l'altra, tutto aveva grande valore. Erano luoghi di conoscenza, di creatività. È da questo modo di operare "molto italiano" che fa dei luoghi produttivi luoghi di opportunità a partire dallo scarto che nascono i miei progetti.
Matti da rilegare è un vero e proprio progetto comunicativo che fonda al suo interno la gestualità creativa del riuso della carta, la narrazione e la musica, quest'ultima fa parte del mio background formativo. Dietro ogni pubblicazione (ne facciamo solo una all'anno per poter essere ben curata) c'è una coerenza, un progetto che unisce musica, laboratori a tema per i bambini; la lettura diventa una vera e propria esperienza creativa.