Stefania Popoli - Tra mito e realtà, percezioni poetiche dell'esistenza

10.04.2024

di Francesca Callipari

Artista dal linguaggio colto e raffinato con un'impronta stilistica ben riconoscibile, condensa nelle sue opere varie conoscenze che scaturiscono dalle proprie passioni e dalla formazione in ambito storico-artistico. Dal mito greco che esercita su di lei un'inesauribile fonte di ispirazione, Popoli rievoca opere dell'arte classica, sculture antiche o moderne, nonché scenari della pittura rinascimentale e metafisica, riuscendo a creare immagini armoniose e avvolgenti che palesano un'unicità e una suggestione visiva senza eguali. 

Tinte vivide e luminose o altre volte a contrasto con il fondo scuro accolgono l'osservatore, predisponendolo all'ascolto ed immergendolo al contempo in una ambientazione misteriosa, complessa e carica di simbologie da rintracciare all'interno della composizione.

L'interiorità della donna è sicuramente centrale nella ricerca pittorica di Popoli che per mezzo di figure femminili dalle fattezze statuarie, tratta varie tematiche: dall'amore alla sensualità, dalla purezza alla seduzione, toccando ovviamente quello della maternità. Proprio a quest'ultimo tema si connette l'opera "Cerere, Madre che nutre – fonte di vita", che come preannuncia il titolo fa riferimento alla divinità romana della terra e della fertilità. Una rappresentazione unica dell'energia materna. 

Ritroviamo, come in altre opere, la figura di donna-statua che nonostante le proprie sembianze si muove con la morbidezza di un essere vivo e il parapetto che funge da linea di confine tra due mondi, l'uno simboleggiato dalla spiaggia in basso, l'altro, più vicino all'osservatore, dove si svolge la scena raffigurata.  

Nonostante i segni dell'abbondanza della terra, rigogliosi all'interno del vaso sul parapetto, si avverte però una precarietà incombente, evidenziata dalle numerose crepe che dalla base del parapetto si diffondono a tutto il pavimento, facendo intendere che in un attimo tutto potrebbe precipitare. Quella stessa terra che si aprì sotto ai piedi di Proserpina, unica figlia di Cerere, trascinandola nel mondo dei morti e provocando l'ira della dea che inaridì così la terra, rendendo l'Umanità sofferente. 

Una riflessione poetica, dunque, sulla transitorietà del nostro tempo e sulla fragilità dell'essere umano che si lega profondamente al tema dell'evento "Humanity".

Francesca Callipari

Critico d'arte e curatore mostre 

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