Sicurezza e Libertà d'informazione nell'era cibernetica: intervista a Giulia Guastella

29.01.2021

di Giampiero Murgia

"Quando la verità non è libera, la verità non è vera" 

(Jacques Prèvert)

Cibernetica, intelligenza artificiale, big data, blockchain, internet of things, malware, fake news, 5G... termini che, pur suonando ancora un po' ostici ai più, sono entrati a pieno titolo nel glossario giornalistico dei media e della quotidianità. Si tratta di tematiche che rappresentano già da tempo una realtà tecnologica in grado di modificare radicalmente stili di vita, modalità di lavoro, modi di pensare e di concepire le cose e che s'imporranno sempre più, delineando la traiettoria del nostro futuro. Come sempre, in tutte le rivoluzioni tecnologiche, ogni cambiamento serba in sé potenzialità e rischi. A determinare l'utilità del progresso per la comunità sono le modalità del suo impiego: rileva ed è premiante l'approccio filosofico al cambiamento. E' indubbio che occorra essere in grado di governare gli impatti del progresso, prevedendo e gestendo i rischi collaterali, connessi ad un suo potenziale uso improprio. Tra le diverse tipologie di rischio, nel contesto di questo articolo, avremo l'ambizione di trattare quelle legate alla libertà e all'autenticità dell'informazione, dai microsistemi sino alle dimensioni più vaste, ovvero sino alle problematiche connesse al "dominio geopolitico dello spazio cibernetico". Per dare concretezza alle idee, basti pensare alle difficoltà che incontriamo ogni giorno nel districarci tra notizie vere e false attraverso i più svarianti media. Su temi attuali come quelli della pandemia, ad esempio, è indubbio che sussistano problematiche di diversa natura sotto il profilo della qualità dell'informazione. Se, da un lato, la pluralità e la facilità di accesso ai media possono ingenerare pericolosi opinionismi (da qui, l'esigenza di accreditamento delle fonte informative), dall'altra, possono indurre alla tentazione, da parte di taluni, di istituire pericolosi comitati di censura, oscurantisti ed omologanti. Nel corso degli ultimi decenni è diventato sempre più facile poter diffondere un proprio pensiero grazie all'affermarsi dei social. Oggi non ci si meraviglia più che leader politici ricorrano sempre più spesso alla rete per comunicare: internet ha abbattuto le barriere d'entrata alla comunicazione, intaccando il potere di mercato della carta stampata ed accrescendo la pluralità d'informazione. Tuttavia, il sistema è debole ed ancora troppo poco regolamentato in termini di tutela dei diritti all'informazione: basti pensare al fatto che un account, un blog o un canale web potrebbero essere spenti in un secondo senza che alcuno debba renderne conto, vanificando anni di lavoro e di buona reputazione. Effetti distorsivi del pensiero potrebbero essere, ad esempio, quelli indotti delle campagne informative massive di diffamazione individuale, attivabili sui social dalle lobbies di potere. Internet è sicuramente un mondo aperto a tutti ma è pur vero che l'effettivo potere decisionale sull'informazione risieda in pochi soggetti (quali Google, Facebook, Youtube, etc) che, grazie al loro ruolo d'intermediazione, sono in grado di influenzare la visibilità delle notizie e l'orientamento dell'opinione pubblica. Premesso ciò, è deleterio avversare il progresso ma questi va gestito: servono regole trasparenti, certe e garantiste dei diritti inalienabili e dei doveri dell'individuo nel rispetto delle libertà. Facendo una trasposizione di dimensione, pensiamo ai rischi dell'hackeraggio avverso ai sistemi bancari o alla difesa degli Stati. La materia è molto complessa: in questi casi è bene scegliere a chi rivolgersi e cioè, occorre approfondire con coloro i quali, per competenza e semplicità espositiva, possono aiutarci a mettere in ordine e a soppesare le nostre idee. Ecco perché, in questo caso ci siamo rivolti a Giulia Guastella, Vicepresidente presso IMESI - Istituto Mediterraneo Studi Internazionali, autrice del libro intitolato, per l'appunto, "Il dominio geopolitico dello spazio cibernetico" (Edizione Ex Libris).

  • Ciao Giulia, è un piacere davvero gradito averti qui con noi! Ti ringraziamo per la disponibilità. Non è certamente un luogo comune privo di significato asserire che il vero potere sia sempre più quello dell'informazione. Ecco, vorremo che ci esponessi il tuo pensiero sul tema del nostro incontro e che ce lo inquadrassi con una vista ad elicottero, per così dire, partendo dai macrosistemi internazionali e cioè, dal concetto di "guerra asimmetrica". Perché sono tematiche che dovrebbero interessare tutti e non solo gli studiosi e gli addetti ai lavori? Quali sono i rischi che potrebbero riverberarsi sulla nostra quotidianità?
  • Buongiorno, saluto tutta la redazione: è un vero piacere anche per me potermi confrontare con Voi! No, non c'è alcun luogo comune nell'accostare questi due termini, potere e informazione, giacché dello strapotere, scatenante e performante, dell'informazione non siamo mai venuti a conoscenza realmente tanto come nell'attuale epoca. Ed è dal "semplice" fatto di cronaca quotidiana che apprendiamo come vi sia sempre qualcosa di assolutamente nuovo ad attenderci dietro l'angolo, qualcosa cui non eravamo preparati, ma che con la stessa velocità ci lancia in una realtà nuova. E' questa, credo, la sfida della nostra epoca storica. Nemmeno quando è stata realizzata la pellicola "Il quinto potere", la cui trama ruota intorno alla vicenda della nota piattaforma di controinformazione, WikiLeaks, e del suo fondatore Julian Assange, qualcuno aveva previsto che di lì a pochi anni si sarebbe parlato, oltre che di quinto potere, anche di quinta dimensione della rivalità internazionale. Mi riferisco proprio a quello spazio in cui si combatte la cosiddetta "guerra asimmetrica" cui Voi avete, molto correttamente, fatto riferimento. A questo proposito, credo che la miglior domanda da porsi sia: Perché proprio asimmetrica? Non era già abbastanza foriera di danni la guerra convenzionale, specie in seguito all'eccellenza delle tecniche e degli strumenti sviluppati negli ultimi settant'anni di guerra militare? Non erano bastate le numerose convenzioni internazionali, siglate per mettere a punto una "Pace Fredda", dopo le guerre mondiali? No! Per combattere un nuovo tipo di guerra, tanto silente quanto letale, che è detta "cyber war" in quanto prende il nome dal "non luogo" su cui si disarticola, lo spazio "cibernetico" per l'appunto, c'è assolutamente bisogno di conoscere in anticipo la strategia avversaria, cercando, allo stesso tempo, di mantenere un certo anonimato. Con un attacco "non atteso" come quello asimmetrico, la vittima, infatti, non è in grado di difendersi come dovrebbe, piuttosto resta vulnerabile, esposta in maniera indefettibile alle svariate scelte di attacco su cui l'offensore ha solamente l'imbarazzo della scelta.
  • Puoi parlarci del tuo libro, "Il dominio geopolitico dello spazio cibernetico" e del messaggio di fondo che ti eri prefissata di comunicare nel concepimento della tua idea progettuale?
  • Certamente, rispondo anche alla seconda parte della prima domanda, che trovo qui molto pertinente rispetto alle finalità del mio lavoro. "Il dominio geopolitico dello spazio cibernetico", nasce in seguito alla stesura della mia tesi di laurea specialistica che ho conseguito in Relazioni Internazionali. Durante il mio percorso accademico sono sempre stata affascinata, a vario titolo, dalla capacità con cui il mondo sia irrimediabilmente interconnesso. Mi riferisco alle questioni che, sotto il profilo economico, giuridico, sociale, linguistico, riguardano i singoli Stati sovrani (basti pensare alle procedure che un cittadino straniero deve compiere per ottenere un visto in un paese nell'attesa di trovare un lavoro), passando per i loro rapporti con l'Unione Europea e le Alleanze, per arrivare al sopraggiungere di nuovi attori sulla scena internazionale. Per quanto riguarda i rapporti con l'Unione Europea e le Alleanze, cito, a titolo di esempio, la Nato per dare una cifra di come la stessa Italia oggi non potrebbe rientrare all'interno di alcuna missione di guerra a carattere internazionale, anche a scopo difensivo e non necessariamente offensivo, se non avesse nel suo territorio le basi dell'Alleanza Atlantica. Per quanto attiene, invece, i nuovi attori sulla scienza internazionale penso ai NSAs (acronimo di Non State Actors), come a Hezbollah o alle Organizzazioni Internazionali come le Nazioni Unite e le sue agenzie periferiche, giungendo al recentissimo regno dei Big Data, dominato dai grandi gruppi industriali di Facebook, Google, Amazon, diventati ormai imprescindibili. Ebbene, le epoche cambiano, mutano gli equilibri internazionali e si fanno spazio nuovi attori sulla scena. Uno di questi è necessariamente l'individuo, esposto - nel suo ruolo di internauta sulla rete - a miliardi di insidie. L'idea di fondo de "Il dominio geopolitico dello spazio cibernetico" è, infatti, quella di dare un contributo minimo all'approfondimento di questo nuovo ambiente, divenuto ormai il luogo per eccellenza ove l'uomo concentra le sue principali attività (perfino le più quotidiane, come una chiacchierata con amici o un colloquio di lavoro) senza sapere che, nel farlo, entra a contatto con una realtà le cui dinamiche si possono riverberare sulla sua esistenza con esiti svariati: una realtà, pertanto, meritevole di particolare attenzione. 
  • Come e quando è nata la tua passione per le scienze politiche internazionali? Ci piacerebbe sapere se nel tuo percorso formativo ci sia stata una esperienza particolarmente più significativa rispetto ad altre. 
  • Personalmente, devo molto al Liceo Classico. L'interesse per questi studi è nato proprio fra i banchi di scuola durante quelle splendide lezioni connotate dalla forza intrinseca del sapere multidisciplinare che solo un indirizzo classico, a mio parere, può fornire. In più, sono sempre stata una grande amante dei viaggi. Subito dopo la maturità, perciò, mi sono iscritta a Scienze Politiche col grande desiderio di comprendere le dinamiche geopolitiche sottese ai singoli paesi e di approfondire lo studio del Diritto Internazionale degli Stati, al fine di intraprendere una carriera internazionale. Successivamente, la mia vita si è spostata a Roma e con essa anche i miei interessi si sono spostati su altri fronti. Se adesso dovessi pensare ad una esperienza formativa unica, sicuramente il pensiero correrebbe allo stage che ho svolto al Senato della Repubblica presso le Commissioni Antimafia e Giustizia, qualcosa che non sarebbe stata possibile se non mi fossi trasferita a Roma per il prosieguo dei miei studi. 
  • Quali sono i consigli che ti verrebbe da dare ad un giovanissimo che intendesse intraprendere questo tipo di studi di approfondimento? 
  • Non mi sento di dare un elenco di consigli predefinito, non sono nessuno per farlo. Credo che ognuno, specialmente nel mondo in cui viviamo oggi, debba poter avere la capacità e, soprattutto, il coraggio di scegliere ogni giorno il proprio percorso. Ed anche l'abilità di reinventarsi: non esiste una meta unica e perfetta, nulla è eternamente statico. Lo stesso uso di Internet ci sta dando grande dimostrazione del fatto che i mutamenti sono all'ordine del giorno perché gli equilibri internazionali si evolvono di continuo. Perciò "Osate, siate folli!" mi sento di dire, mutuando una nota espressione di Steve Jobs: il motto che più di ogni altro mi dà forza e mi accompagna quotidianamente. 
  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai in mente di maturare altre esperienze in campo editoriale? 
  • Attualmente sto concentrando le mie energie in un progetto che mi vedrà proiettata nel mio futuro lavorativo e che spero di definire entro la fine del 2021. Inoltre, sto studiando per conseguire la mia seconda laurea in Giurisprudenza: anche questo appartiene al capitolo "sogni nel cassetto"! I colleghi che ancora studiano, o hanno terminato il loro percorso alla facoltà di Giurisprudenza, possono dar conferma di quanto spirito di sacrificio richieda sia lo studio del Diritto che l'ingresso nel fantomatico "mondo del lavoro", una volta laureati in legge. Questi, in particolare, sono tempi difficili e ostici per chi si appresta a conseguire questo tipo di laurea e, di conseguenza, sogna di abilitarsi per svolgere l'esercizio della professione forense. Fra i miei progetti vi è, senza alcun dubbio, l'abilitazione all'esercizio della professione, ma so già che, lavorativamente parlando, il mio cuore mi porterà da un'altra parte. Non nego che mi abbia solleticato l'idea di scrivere un'altra opera che possa vertere nello stesso ambito, cercando questa volta di inserire, grazie a quanto appreso in questi ultimi anni di studio universitario, anche i profili giuridici della materia. Ma, intanto, mi godo questo piccolo successo. Un proverbio latino attribuito ad Augusto, a cui sono molto affezionata, recita "Festina, lente" ("affrettati, ma lentamente!"): che non vuole essere un elogio all'ignavia, quanto più un monito ad aver la misura di tutto ciò che si vuole e si svolge. 
  • Bene, Giulia! Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato e per la qualità dei contenuti illustrati, anche a nome dei nostri lettori. Sicuramente, avremo il piacere di dare spazio ad ulteriori tuoi interventi qualora condividessi con noi l'importanza di tenere aggiornati i nostri lettori sui fatti di rilievo e sugli sviluppi più significativi negli scenari nazionali ed internazionali. 
  • Il piacere è stato mio e vi ringrazio per avermi concesso una parte del vostro spazio, dandomi così l'opportunità di dar voce al mio lavoro. Inoltre, mi avete coinvolta in un confronto dal quale sono emersi diversi spunti interessanti. Sarà un piacere tornare a dialogare con voi! Buon lavoro!

Giulia Guastella / Biografia

Dottoressa in Relazioni Internazionali. Nel Luglio 2018 si specializza alla Luiss Guido Carli (Roma) con una tesi sperimentale in "Studi Strategici" nella quale si approccia per la prima volta allo studio dell'ambiente digitale,  dando, tuttavia, al suo lavoro un taglio internazionalistico che le permette di ricollegarsi al suo percorso universitario. Questo passo fa da apripista a quello che, di lì a poco, sarebbe stato il suo vivo interesse per la cyber sicurezza e per i rami ad essa affini, muovendosi così tra le Relazioni Internazionali, il Diritto Penale e quello Privato nella tutela della privacy. Da sempre affascinata dagli studi interdisciplinari, insieme ad un team di colleghi dà vita ad IMESI, un'associazione, nata a scopo benefico, che oggi funge da hub per la ricerca e la formazione post-universitaria. Giulia si interessa anche di Antimafia ed è impegnata nella causa del contrasto alla criminalità organizzata, ragione che l'ha spinta al prosieguo dei suoi studi presso la Facoltà di Giurisprudenza.

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