Leggende e racconti popolari: Pietra Cappa e la Pietra di San Pietro 

26.06.2021

di Beniamina Callipari

Come le piante nei boschi profondi e gli elementi metereologici nella loro imponenza, i superbi rilievi rocciosi, i macigni più o meno modellati che, come corpi di giganti prepotenti, dominano il paesaggio della valle del Bonamico in Calabria, svolgono un ruolo di fondamentale importanza nella definizione dei caratteri paesaggistici della zona. Molto probabilmente essi costituirono, come presso i Greci, le prime immagini della divinità presso i popoli dell'Aspromonte. Essi, oggi, sono inseriti nella vita quotidiana di montanari e contadini, come parte integrante della natura circostante.

In genere, in Aspromonte, questi imponenti massicci, con la loro ciclopica mole, perpetuano la vita dello spirito di uomini uccisi, degli antichi e famosi briganti, i quali, in quei paraggi, menarono la loro vita o la perdettero violentemente, o ancora celano le storie di leggendari personaggi. Anche le grotte, scavate nella viva roccia, godono di questo mistero, di questa specie di culto. Esse sono vere e proprie pietre sacre: c'è timore a visitarle, anzi, di regola, non vengono perlustrate. E' piuttosto difficile stabilire quanto l'ammirazione e il culto verso tali elementi naturalistici si possa staccare dal ricordo degli spiriti inabitanti, poiché, anche quando le tradizioni connesse a quelle pietre sono scomparse e, di tutto, non è rimasto che un solo nome, alla mente dei locali continua ancora a balzare un fantasma più o meno incerto, più o meno orrido e misterioso. Le sembianze delle pietre, antiche e scoscese, si tingono di sangue, richiamano una devozione, e, sempre e comunque, suscitano timore; il solo contatto con esse, o il semplice passarne accanto fanno sorgere il timore di venire assaliti dalle anime o dagli spiriti che le occupano, fino a rimanerne allubbiati.

Siamo di fronte al fenomeno dell'animismo: il popolo dota la pietra di un'anima, assimilandola alla divinità e in essa pietra-divinità scarica le sue colpe. Gli enormi monoliti che si ammirano nella vallata del Bonamico nascondono, quindi, molto probabilmente, un significato religioso, non solo perché molti di essi rappresentarono la parte sommitale di postazioni preistoriche, ma perché alcuni di essi sono stati contaminati successivamente da funzioni religiose cristiane di indubbio valore. Si evince, quindi, da tutto ciò, che, nella valle del Bonamico fosse praticato il culto della pietra; ne sono chiara testimonianza le leggende sorte intorno ai vari massi aspromontani.

Pietra Cappa e Pietra San Pietro

Soffusa di leggenda, più che di storia, Pietra Cappa troneggia nel selvaggio Aspromonte orientale, quasi a ridosso dell'abitato di Natile. Vista da Platì, sembra un monumento d'arte moderna; ammirata da San Luca ricorda uno di quei sarcofaghi della millenaria civiltà degli Incas. Da dovunque si guardi, il grande masso sembra sfidare il tempo e lo spazio, in uno scenario d'incomparabile bellezza. I piccoli massi circostanti, quali sudditi fedeli, rendono devoto omaggio all'"imperatrice d'Aspromonte", superba nella sua maestosità . L'arcana poesia di una natura immacolata, il silenzio della vallata, vengono rotti soltanto dal festoso cinguettio degli uccelli, che sul masso costruiscono i loro nidi e dal gorgoglio delle fresche acque dei ruscelli.

(Franco Callipari, giornalista)

Su Pietra Cappa sono fiorite strane leggende che la fantasia popolare ha tramandato di generazione in generazione: una di queste è quella del gigante cattivo che, ancora si aggira fra le cento grotte del grande masso, non trovando pace, a distanza di secoli. Infatti, di tanto in tanto, il silenzio della vallata viene rotto da uno strano rumore, molto simile a quello di una mano che schiaffeggia una parete spessa e solida; secondo la credenza, il gigante si sarebbe ribellato a Dio dando uno schiaffo a Gesù durante una peregrinazione del Messia in Aspromonte, e alla sua morte trovatosi di fronte a San Pietro sarebbe stato da lui punito con la reclusione nella grotta e la condanna a schiaffeggiarne per l'eternità le pareti, come a voler dimostrare che "chi osa ribellarsi a Dio,da Dio è punito per l'eternità"!

Si narra, inoltre, che il gigante, molto spesso, emetta un lamento, prima flebile, e poi, via via più forte, chiedendo perdono per la sua ribellione e invocando la liberazione. I pastori che, nelle serene notti d'estate, dormono vicino agli ovili, dove sono custoditi i loro armenti, giurano di sentire il lamento e l'invocazione del gigante; si fanno il segno della croce e riprendono la loro marcia verso i pascoli.

Quasi vicino a Pietra Cappa c'è un altro masso di minori dimensioni denominato "Pietra di San Pietro", sul quale si racconta che, al tempo in cui Gesù Cristo camminava attraverso queste contrade, dopo aver lasciato Benestare e Careri, giunse con gli Apostoli sul greto del torrente. Tutti cominciarono ad aver fame, e Gesù disse loro di prendere una pietra ciascuno, perché avrebbe operato un miracolo. Di lì a poco, infatti, ognuno degli Apostoli si trovò in mano una consistente, fragrante pagnottella. San Pietro, invece, avendo preso la prima pietruzza che gli capitò davanti, si trovò tra le mani un panino piccolo che mangiò in un sol boccone. Se ne lamentò col maestro, richiedendo un altro miracolo, ma Gesù non lo esaudì. Più avanti, lungo il cammino, il maestro invitò Pietro a trasportare un nuovo masso, e stavolta egli lo scelse tra i più grandi. Compiuto un nuovo miracolo, però, il sasso non fu trasformato in pane, ma in una grande rocca, che sarebbe stata conosciuta da allora e per i secoli a venire come la Pietra di San Pietro.


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