Oltre la pittura: Gian Carlo Riccardi e l’arte senza confini
di Francesco Spilabotte

Gian Carlo Riccardi (Frosinone, 1933 - Frosinone, 2015), pittore, regista teatrale, scultore e scrittore è stato un artista che ha praticato la multidisciplinarietà tra le varie forme espressive dell'arte spaziando con estrema disinvoltura dalla pittura al teatro, dalla scultura alla scrittura creando un nesso logico ed al tempo stesso straniante della realtà che lo circonda.
Così lo definì il critico d'arte Enrico Crispolti:
"Un pittore teatrante o un teatrante pittore, non nel senso di una vera e propria espansione teatrale delle avanguardie pittoriche, come immaginavano Prampolini o Balla, ma in un certo modo un impatto felice e produttivo del teatro nella pittura e viceversa, cioè un farsi spettacolo della pittura stessa, una sorta di sacra rappresentazione veramente pittorica e plastica, una sorta di "mistero" pittorico".
Primo di cinque figli, nasce in una famiglia benestante: il padre, Armando Riccardi è avvocato e sindaco di Frosinone (ricordato tra il pool di avvocati nel famoso Processo Graziosi tenutosi nel 1947), mentre la madre, Rosa Amati, è una pianista.
La sua sperimentazione artistica comincia sin da bambino dimostrando precocemente significative doti artistiche. La Seconda guerra mondiale influenzerà considerevolmente la sua sensibilità e la sua produzione artistica. Dopo aver conseguito la maturità classica, Riccardi si diploma in Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, dove avrà l'opportunità di studiare con figure di spicco come Toti Scialoja, Mario Rivosecchi e Peppino Piccolo. Poco dopo ottiene il diploma in Regia Teatrale e Cinematografica presso il Centro Sperimentale di Roma.
I primissimi anni '60 saranno per l'artista un periodo di profonda attività. Difatti, debutta come caricaturista per riviste di satira politica come, giusto per citarne alcune, Il Travaso delle Idee, il Bertoldo, Simplicissimus e La Tribuna Illustrata, cogliendo con estremo acume ed ironia i personaggi dell'epoca. Al tempo stesso, lavora alla RAI Radiotelevisione Italiana, sempre a Roma, come assistente scenografico di Carlo Cesarini da Senigallia. Nel 1961, fonda a Frosinone il Gruppo Teatro Laboratorio Arti Visive e solo un anno dopo il Teatro Club sito nel centro storico della città in cui allestisce spettacoli teatrali e performance artistiche. Alla fine degli anni '60 offre il suo contributo alla realizzazione del Teatro la Fede sulla via Portuense insieme a Giancarlo Nanni, Manuela Kustermann, Pippo di Marca, Giuliano Vasilicò e Valentino Orfeo. Nel corso degli anni Gian Carlo Riccardi ha l'opportunità di collaborare con Carmelo Bene, Pino Pascali, Memè Perlini, Nino De Tollis e Filippo Torriero prendendo parte all'organizzazione ed alla realizzazione di spettacoli e rassegne teatrali d'avanguardia in tutta la penisola.
L'arte di Riccardi si caratterizza per una costante ricerca e sperimentazione, nonché per un'apertura verso diverse tecniche e materiali. L'artista ha attraversato e ripercorso tutte le strade della pittura contemporanea, difatti è considerato un artista tout court, non assimilabile ad alcuna corrente, ad alcun movimento. In una delle ultime interviste ha affermato:
"Non rimpiango nulla di quello che ho fatto. Perché ho fatto ogni cosa con slancio e in tutti questi anni sono sempre pronto a rimettermi in discussione".
Gian Carlo Riccardi si avvicina al figurativo, al poetico, fino al surrealismo per poi approdare all'astratto, mediante la realizzazione di opere in cui il colore e la forma diventano gli elementi fondamentali. Successivamente, la pittura si arricchisce di elementi materici, attraverso l'utilizzo del ready made e del collage. Negli ultimi anni la sua pittura si caratterizza per un ritorno all'infanzia, in cui le opere ed i soggetti raffigurati rievocano le immagini ed i simboli dell'infanzia. Le opere grafiche e pittoriche di Gian Carlo Riccardi affrontano numerose tematiche come il grottesco, l'ironia, il doppio, il mondo dell'infanzia, l'uomo contemporaneo e la memoria. Il suo stile unico e personale si caratterizza per l'abilità e l'originalità di generare elementi differenti in un linguaggio artistico distintivo. Le sue opere sono state esposte in Italia ed all'estero.
Sebbene Gian Carlo Riccardi inizi a confrontarsi con la scultura nei primi anni '70 realizzando la sua prima installazione in occasione dell'Expo CT 72 a Milano, sarà solo a partire dagli anni '80 che realizzerà le sue "Stanze", installazioni che recuperano percorsi legati al passato e all'infanzia dell'autore. Queste opere sono talvolta caratterizzate da pareti colorate con motivi astratti e materici, mediante l'uso di ferro, legno, oggetti di uso comune, spesso affiancati da materiale vegetale e biodegradabile come foglie e mele. L'artista, a tal proposito, in un'intervista afferma:
"La mia materia è una materia povera, molte volte io metto oggetti che hanno quasi una vita biologica, specialmente nelle installazioni e mi piace proprio vedere questo processo che in un certo senso si pietrifica con alcuni elementi".
Le Stanze di Gian Carlo Riccardi costituiscono evidenti esempi di opere site-specific capaci di instaurare un dialogo partecipativo con il fruitore dell'opera stessa.


Riccardi nel corso della sua esistenza è stato inoltre autore di numerosi racconti e poesie caratterizzati da uno stile personalissimo, ironico e talvolta surreale, affrontando temi come l'infanzia, la memoria ed il rapporto tra l'uomo e la natura. Gian Carlo Riccardi scompare nella sua città natale il 7 febbraio 2015. Diversi sono i critici e gli scrittori che hanno scritto della sua opera come Elio Pagliarani, Angelo Maria Ripellino, Alberto Moravia, Valerio Mariani, Luigi Montanarini, Mario Lunetta e Costanzo Costantini.
L'eredità di Gian Carlo Riccardi risiede dunque in questa continua ricerca e sperimentazione che lo hanno reso una figura singolare ed irripetibile nel panorama artistico del secondo Novecento.