L'Arte tra impegno civile e denuncia: a Catania in mostra il lato inedito del giornalista/artista Giuseppe Fava
di Dario Salanitro
Fino al 6 gennaio alla GAM (Galleria d'Arte Moderna) di Catania è possibile visitare l'esposizione intitolata "La cultura e il diavolo - l'arte di Giuseppe Fava tra impegno civile, politico e intellettuale".

"Ma se non si è disposti a lottare, a che serve essere vivi?". (Giuseppe Fava)
Voluta dalla Fondazione Giuseppe Fava e curata da Vittorio Ugo Vicari, docente all'Accademia di Belle Arti di Catania, in collaborazione con il Comune e patrocinata proprio dall'Accademia, l'inaugurazione ha visto la presenza di diverse personalità. Tra queste, il direttore Gianni Latino, Giuseppe Maria Andreozzi – responsabile dell'Archivio Storico Giuseppe Fava di Gravina di Catania – e la vicepresidente della Fondazione Maria Teresa Ciancio. Naturalmente, era presente anche il Comune di Catania, rappresentato da Paola Di Caro.
La Mostra
L'esposizione, allestita per celebrare il centesimo anniversario dalla nascita di Fava, si compone di trentacinque opere che spaziano dai dipinti a olio alle incisioni, molte delle quali inedite e diverse provenienti dall'Archivio Storico Giuseppe Fava di Gravina.
La mostra vuole far emergere i lati meno noti del giornalista, ucciso da Cosa Nostra il 5 gennaio del 1984, che dal punto di vista artistico, come del resto anche da quello giornalistico, ha saputo raccontare i più disparati personaggi della società: mafiosi, operai, faccendieri, ecc., in maniera diretta e senza pregiudizi. L'obiettivo è quello di inserire Giuseppe Fava tra i più grandi intellettuali italiani del secondo dopoguerra, per via del suo grande contributo in campi diversissimi. Le opere ripercorrono praticamente tutta la vita del giornalista, con lavori che vanno dal 1933, quando Fava aveva solo otto anni, fino a quelli eseguiti poche settimane prima di morire.
Una mostra che intende far emergere, come già detto, i molteplici aspetti di questa figura, caratterizzata da diverse sfaccettature: era un amante della vita, delle persone, del buon cibo, della natura, delle diverse tradizioni popolari. Un acuto osservatore della realtà che lo circondava, e questo si intrecciava naturalmente con l'impegno antimafia.
Nelle sue infinite inchieste giornalistiche, Giuseppe Fava raccontava la Sicilia più povera e più emarginata, narrando di territori in condizioni igieniche precarie ancora alla fine degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta. Ha descritto l'incredibile fenomeno dell'emigrazione, che di fatto ha caratterizzato sia le città che le campagne, lasciando solo anziani, bambini malati e donne.
Tuttavia, non ci sono solo storie negative: vi sono anche esempi di racconti che parlano di territori diventati dei modelli da esportare, grazie alla grande volontà della popolazione di creare innovazioni. È il caso di paesi come Vittoria, Ragusa, Mazara del Vallo e Sciacca, realtà che purtroppo hanno rappresentato sporadiche eccezioni.
Fava ha raccontato anche la bellezza dei panorami siciliani a 360 gradi, con un'incredibile capacità di scrittura. Ad esempio, la narrazione di un viaggio da lui intrapreso nel 1983, pubblicato successivamente sulla rivista I Siciliani, dal titolo "Sulle strade del buon mangiare in Sicilia". In questo racconto, Fava attraversa i territori di Palazzolo Acreide, Buccheri, Chiaramonte Gulfi e Vittoria, scrivendo una storia fatta di buon cibo, vino e personaggi fantasiosi.

Le Opere
Descrivendo brevemente alcune opere:
"Vecchi compagni" è eseguita con la tecnica dell'inchiostro e matita su cartoncino, parte di una serie che va dal 1965 al 1977, e raffigura due anziani militanti del Partito Comunista. Sui loro volti, si notano i segni delle tante battaglie condotte per i diritti, l'amore e la passione per un'idea.
Un'altra opera molto particolare è "L'adultera" del 1965, eseguita a olio su tela, che descrive una donna inserita in uno sfondo naturale, dove alla sua sinistra spunta una rosa rossa. Il volto della donna è segnato dalla sofferenza di un amore malato o di chissà cosa, ma la rosa potrebbe simboleggiare una speranza d'amore per il futuro.
Un altro pezzo è un autoritratto del 1983, eseguito con inchiostro e matita su carta, che raffigura Fava con una sigaretta.
Molto particolari sono i lavori del Fava bambino, per esempio "Mio Mao", un racconto a fumetti che fa intravedere quello che sarà lo stile narrativo dello scrittore.
In mostra, vi sono poi opere che raccontano l'emancipazione femminile, la vita sociale, diversi ritratti che narrano la vita della povera gente, figure femminili che ballano e si divertono, nudi di donna, persone, bambini, anziani; insomma, la società nelle sue diverse espressioni.
Giuseppe Fava
Fondatore della rivista I Siciliani, giornale di denuncia contro il malaffare mafioso catanese e non solo, Fava, oltre che giornalista e scrittore, è stato anche un prolifico autore di teatro e un importante sceneggiatore. In questo senso, va citato il film "Palermo or Wolfsburg" del regista Werner Schroeter, considerato uno dei padri del Nuovo Cinema Tedesco, di cui il giornalista ha scritto la sceneggiatura, oltre a essere l'autore di "Passione di Michele", da cui è stato tratto il film che ha vinto l'Orso d'oro al Festival del Cinema di Berlino.
Una settimana prima di morire, Fava raccontò a Enzo Biagi, nel corso della trasmissione Film Story andata in onda sulla TV Svizzera Italiana, dei rapporti della mafia con i poteri politici ed economici, cose che poi sarebbero venute alla luce molti anni più tardi...
Info
La mostra è visitabile:
Dal lunedì al giovedì: dalle ore 16:00 alle ore 20:00.
Il venerdì e il sabato: l'orario si prolunga fino alle 21:00.
In mattinata, la mostra si può vedere solo su prenotazione da parte di scuole e vari gruppi organizzati.