La scrittura come azione."Terra d’ombra bruciata": un libro di Valentina Nuccio

07.02.2021

di Elena Murdaca

Se comprendere é impossibile, conoscere é necessario.

Primo Levi

La scrittura è nata per fissare, immobilizzare, ritenere informazioni. Verba volant, scripta manent. Tutti se lo sono sentito dire almeno una volta. 

Nel corso dei secoli, la scrittura si è evoluta e arricchita di ulteriori funzioni. Paradossalmente, da mezzo ideato per immortalare, é diventata, nelle varie culture ed epoche, un possente mezzo per stimolare, incentivare e promuovere il cambiamento.

E' la scrittura di Charles Dickens nell'Inghilterra della Rivoluzione industriale.

E' la scrittura di Anna Politkovskaya, la giornalista russa uccisa nel 2006.

E' la scrittura che si ritrova in Terra d'ombra bruciata, della giornalista e scrittrice pugliese Valentina Nuccio, pubblicato nel 2019 da Le Mezzelane Casa Editrice, sull'ex-Ilva.

Con prefazione di Erri De Luca, che scrive: Questo è un libro, e io sono un lettore. A cosa serve, in cosa può cambiare la realtàA mettere per iscritto la vita, che scorre lo stesso anche senza, però, quando trova le parole che la dicono, allora prende luce. Esiste la realtà, ma quando certe parole la manifestano, allora si trasforma da bassa in altra definizione. Fino a un momento prima, non ci si accorge che era opaca, in ombra. Poi arriva una scrittura che prende su di sé il compito di accendere e si fa nitida la messa a fuoco.

Certe parole la manifestano, la realtà. Dopotutto, Dio ha creato il mondo pronunciando parole. Quale connessione più stretta fra parole e realtà dell'incipit della Genesi?

L'opposizione stereotipata, fra intellettuale e uomo d'azione é superata dallo scrittore militante, dall'intellettuale d'azione. Scrittura e azione si coniugano brillantemente in Valentina Nuccio, che scrive dell'ex Ilva dal punto di vista delle sue vittime, i cittadini di Taranto. Piera, la protagonista, è il filo conduttore che unisce le varie voci di quello che potrebbe essere definito un romanzo corale. Storie di bambini, operai, madri, pastori, pescatori, insegnanti, tutti con un comune denominatore, l'Ilva. Storie semplici di gente comune, con una vita normale all'improvviso stravolta, come potrebbe capitare a uno qualsiasi dei lettori.

"Grazie, bella signora, io sono Lucia e sono malata terminale di cancro. La fabbrica si è presa le mie tette e presto si prenderà anche la mia vita." Piera é imbarazzata, di fronte a quegli occhi; guarda fuori dalla finestra e scorge in lontananza i camini fumanti e quel cielo rossastro che le fa così paura.

"Hai dei capelli biondi bellissimi, sono tinti?"

Piera risponde che sono naturali ma che fa i colpi di sole per coprire quelli bianchi; Lucia sorride e le dice che la schiavitù della tinta lei non ce l'ha più.

"Hai visto che bella pelata?" domanda, ma si rende conto dell'imbarazzo della sua nuova amica, così le chiede aiuto per rimettersi a letto. Mentre si fa aiutare a coricarsi, le prende la mano e le sussurra: "Non devi sentirti in colpa e se tu hai i capelli e io no, se tu vivrai e io no. Non è colpa tua, né mia, è colpa di quella merda là fuori che ci avvelena senza sosta, in silenzio. Lo vedi come si muovono le foglie sugli alberi? Oggi é wind day."

Valentina Nuccio ha raccolto le numerose testimonianze che le sono pervenute e le ha organizzate in un centinaio di pagine. Pagine in cui si riflettono anche elementi autobiografici. Il Pressò (professore) del capitolo 7 - Il mostro fra noi - é ispirato alla figura del Professor Mimmo Pignatelli, suo suocero. Non solo. Nella chiusa del libro, in un affondo, otto parole lapidarie, taglienti condensano lo spirito che anima l'autrice. HA DECISO: LA SUA ARMA È LA SCRITTURA.

Scrivere é agire, per Valentina Nuccio e agire é scrivere.

Nel gennaio 2020, rientrando da una presentazione organizzata a Milano, ha incontrato una giovanissima mamma salvadoregna, dallo sguardo triste con un neonato in braccio. Non si é girata dall'altro lato, fingendo di non vedere, ma si è interessata e, scoperto che la ragazza era sola, abbandonata dal padre del bambino e disoccupata - una Fantine moderna - ha scritto dell'incontro fortuito e ha organizzato rapidamente una raccolta fondi per prestare soccorso, sensibilizzando amici, conoscenti e lettori.

Terra d'ombra bruciata, è un libro intenso e pieno di emozioni e, come tale ha fatto incetta di riconoscimenti:

- il Premio della Presidenza del Premio Letterario Nazionale Cttà di Taranto;

- il Premio della Critica del Premio Internazionale De Finibus Terrae

- é stato selezionato nella terna di finalisti del Premio Letterario Brianza

- il booktrailer di Terra d'ombra bruciata si è classificato terzo al concorso Trailers Film Fest di Milano.


Fedele alla sua filosofia della scrittura come arma d'azione, l'autrice non ha ritenuto sufficiente pubblicare un romanzo di denuncia, ma ha deciso di devolvere parte del ricavato delle vendite del volume al Polo onco-ematologico pediatrico dell'ospedale SS. Annunziata di Taranto, quello stesso reparto dedicato a Nadia Toffa, che aveva promosso una raccolta fondi in suo favore.

Con la volontà ferrea di cambiare le cose, di impegnarsi in prima persona, di mettere la sua scrittura a servizio della comunità, Valentina Nuccio fa la differenza nella sua e nella vita degli altri.


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