La Resurrezione del Dio
di Antonio Martone
Tante cose affascinano l'uomo: nulla lo attrae, tuttavia, quanto la resurrezione dai morti. Ciò accade perché la legge del mondo più indiscutibile è proprio quella che impone un ciclo vitale degli elementi unico e l'impossibilità assoluta del "ritorno". È per questo che la Resurrezione - un corpo morto che, invece di dissolversi nella terra, riprende le proprie funzioni vitali - è stata da sempre iscritta nel cuore dell'uomo. Lasciare le tenebre della morte e ritornare alla luce della vita: può esservi qualcosa di più "impossibile" e purtuttavia necessario agli occhi degli uomini? Come può, infatti, un essere che ha coscienza di se stesso ammettere che tale coscienza un giorno sarà nulla? E come intendere questo nulla se non, pur sempre, come una continuazione dell'essere?
Augurando Buona Pasqua a tutti, voglio qui parlarvi del meraviglioso mito egizio della Resurrezione. Osiride é figlio di Geb, Signore della Terra e di Nut, Signora del Cielo. Egli è inoltre, lo sposo di Iside e fratello di Seth, suo invidioso nemico, e di Nefty. Potentissimo è il suo mito: Osiride viene ucciso dal fratello Seth il quale riduce in pezzi il suo corpo.
Si celebra quindi la grande metafora sottesa al mito egizio: il corpo di Osiride orrendamente smembrato rappresenta la Natura che ha smarrito il sentiero della fecondità. Il dramma della generazione e della corruzione degli elementi, nella cultura egizia ha proprio in Osiride la divinità fondamentale. Prima di Cristo, vi è un'altra divinità capace di risorgere: il corpo di Osiride viene ricomposto dalla pietà della sua sposa Iside e dalla sorella Nefty. In realtà, non si tratta di una vera e propria resurrezione: anche la cultura egizia ritiene che dalla morte, in realtà, non si può ritornare a rivestire le fattezze di vita. Osiride, così, viene ricomposto grazie all'amore della moglie e della sorella e in virtù dell'intervento di Anubi, il Dio dalla testa di sciacallo che conserva il segreto dell'imbalsamazione. Quest'ultimo, peraltro, divinità estremamente affascinante ed inquietante, era nato da un rapporto adulterino e incestuoso di Osiride con la sorella. Osiride non potrà essere riportato del tutto in vita ma acquisisce la forza per concepire un altro figlio con Iside. Nasce così Horo: quando costui crebbe volle vendicare il padre e ridare al mondo l'ordine naturale e lo slancio vitale che Seth aveva distrutto.
Così come la natura abbandonata dal sole o esposta alla furia degli elementi (ricordiamoci che stiamo parlando di una cultura del deserto), nella sua forma mummificata, anche Osiride é del tutto immobile e impotente.
Il sacrificio di Osiride, dunque, è la scena tragica necessaria affinché si possa produrre la palingenesi e quest'ultima è rappresentata da Horo, appunto, suo figlio. E' infatti proprio costui ad assumere il ruolo salvifico e redentivo: Horo é il figlio vendicatore che combatte contro Seth, ossia il deserto e il caos, espressione della Natura nei suoi momenti più insidiosi ed inquietanti come l'arsura e la siccità.
Horo, tuttavia, vincerà su Seth e nel mondo l'ordine prevarrà sul caos: le acque vinceranno sull'arsura e la Natura tornerà a germogliare, fecondata da Neper, il Genio del Grano.