La famiglia Cerchi di Firenze: tra potere, arte e spiritualità

08.11.2022

di Francesca Callipari

Ascesa e declino di una casata tra Duecento e Trecento 

Citata da Dante "come la parte selvaggia" di Firenze, la famiglia Cerchi, nella seconda metà del Duecento, fu  protagonista di un processo di considerevole emancipazione sociale, dimostrando una grande acutezza d'ingegno. Tanto nelle vesti di mercanti, quanto in quelle di uomini politici, i Cerchi ricoprirono ruoli di rilievo nelle varie fazioni impegnate nelle lotte intestine a Firenze tra Duecento e Trecento, fino a svelarsi anche illustri committenti di opere di notevole importanza. Quest'ultima caratteristica fu segno di una grande attenzione al panorama culturale ed artistico della città gigliata e di una ferma intenzione ad imprimere forte il proprio sigillo e a dare, se possibile, ulteriore lustro alla casata. 

Per rintracciare le origini di questa famiglia è necessario, però, partire dal castello di Acone, frazione di Pontassieve. Fu proprio da qui, infatti, che alcuni membri della famiglia giunsero a Firenze, nella prima metà del XIII secolo, ponendo le basi della futura ricchezza per mezzo dell'istituzione di una compagnia commerciale, mercantile e bancaria. 

Acone - vista dall'alto
Acone - vista dall'alto

Pur non avendo nobili origini, riuscirono ugualmente a raggiungere grande fama. Il Villani, illustre storico del XIII secolo, già nel 1215, li annoverava tra le famiglie nobili e potenti di parte guelfa alla stregua dei Pazzi e dei Donati, segno inconfondibile che la casata aveva già raggiunto un certo livello nella società. Strettamente legati al papa e in seguito, tra il 1260 e il 1266, molto vicini alla corte Angioina, i Cerchi trovarono proprio nel periodo di protettorato angioino di Firenze il momento ideale per allargare la loro influenza economica e politica. 

Come altri illustri notabili fiorentini, questa famiglia ebbe il privilegio di detenere patronati ecclesiastici e la possibilità di commissionare opere di notevole interesse artistico. 

Tra queste ricordiamo: in primis, una bibbia miniata in 17 volumi donata nella seconda metà del XIII secolo da Fra Enrico de Cerchi alla Biblioteca di Santa Croce di Firenze e poi un bellissimo reliquiario, raffigurante la Beata Umiliana de Cerchi.

La bibbia, confluita nel Settecento nelle collezioni della Biblioteca Medicea Laurenziana, rappresentò un prezioso contributo di accrescimento della nascente biblioteca conventuale. Si tratta, senza dubbio, di un "pezzo forte" nell'ambito dei manoscritti miniati dell'epoca e si contraddistingue per una grande preziosità ed eleganza delle figurazioni, mostrando elementi tipici della scuola bolognese del I e del II stile, quali tralci vegetali e foglie accartocciate, a cui si associa, in deteminati volumi, una particolare espressività e gestualità dei personaggi.

Il reliquiario, invece, oggi custodito nella Cappella Riccardi della Basilica di Santa Croce, fu realizzato, secondo le fonti, prima del 1370 e contiene la testa della Beata Umiliana de Cerchi, mentre sotto l'altare della Cappella si conserva l'urna con le ossa della Beata.

Rappresentata con l'abito delle pinzochere, come si dice dagli inventari della chiesa, con il velo, dorato e bordato da un gallone a motivi geometrici che scende sulla fronte, la Beata ha un'espressione serena, mentre le spalle sono ricoperte dal mantello che, decorato di losanghe e rosette, presenta due scudi con l'antica arme a tre cerchi della famiglia. Al centro, una targhetta con un'iscrizioner ricorda in caratteri gotici il committente Giovanni di Riccardo de' Cerchi: Sancta Humiliana de Circulis. Hoc fecit fieri Iohannes Riccardi de Circulis

«Intervenne che una famiglia che si chiamavano i Cerchi (uomini di basso stato, ma buoni mercatanti e gran ricchi, e vestivano bene, e teneano molti famigli e cavalli, e aveano bella apparenza), alcuni di loro comperarono il palagio de' conti, che era presso alle case de' Pazzi e de' Donati, i quali erano più antichi di sangue, ma non sì ricchi: onde, veggendo i Cerchi salire in altezza (avendo murato e cresciuto il palazzo, e tenendo gran vita), cominciorono avere i Donati grande odio contra loro»


(Dino Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi, Libro I, XX) 

Ostentando la loro ricchezza i Cerchi si procurarono, però, inevitabilmente, l'inimicizia di molte famiglie e in particolare della famiglia dei Donati. Gli scontri tra le due casate, che in origine dovevano essere in buoni rapporti, dato che Corso Donati aveva sposato una Cerchi, crebbero nel novembre del 1280, quando Vieri di Torrigiano e Bindo de' Cerchi acquistarono, per tremila fiorini, un vecchio palazzo dai conti Guidi, nei pressi di Porta S. Piero, adiacente alle proprietà dei Pazzi e dei Donati. L'acquisto del nuovo palazzo non solo segnò una maggiore acquisizione di potenza agli occhi della società, ma fu per i Cerchi un motivo in più per dare sfoggio della propria opulenza, cosa che i Donati recepirono come un affronto. L'odio tra le due casate crebbe ancor di più durante il periodo degli ordinamenti di giustizia promossi da Giano della Bella, quando la scelta dei Cerchi di non prendere parte alla sommossa contro il popolo del 1295, fu giudicata negativamente anche da altre famiglie autorevoli di Firenze. In poco tempo quindi, quella che era una lotta tra due casate divenne una vera e propria guerra cittadina che portò alla divisione del partito guelfo in due fazioni, capeggiate rispettivamente da Vieri di Torrigiano de' Cerchi, per la parte bianca, e Corso Donati, invece, per la parte nera.

L'ingresso di Carlo di Valois a Firenze, nel 1302 pose definitivamente fine alle ostilità, portando Corso Donati e i Neri al trionfo e Vieri e i Bianchi all'esilio. Dopo la sconfitta i Cerchi trovarono riparo in varie città, dove alcuni di essi si stabilirono poi definitivamente: il ramo di Nicola di Ulivieri mise le radici a Siena e tramutò, negli anni seguenti, il cognome in Trecerchi, mentre i discendenti di Vieri o una parte di essi, si insediarono, probabilmente, a Lucca, come risulta da una memoria che ho trovato nell'Archivio di Stato, non menzionata dalle fonti, nella quale si dice che Bonifazio di Vieri di Torrigiano de' Cerchi abitò a Lucca nel 132315. Altri esponenti della famiglia, invece, come ad esempio Giovanni di Riccardo, riuscirono a rimanere a Firenze cambiando il loro cognome in Riccardi, ma persero definitivamente la loro fortuna nei secoli successivi.


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