Il Presepe di pietra più antico al mondo: arte, mistero e fede a Boville Ernica

04.12.2025

di Francesco Spilabotte

Sarcofago Paleocristiano con Presepe in pietra più antico del mondo (Chiesa di San Pietro Ispano, Boville Ernica)
Sarcofago Paleocristiano con Presepe in pietra più antico del mondo (Chiesa di San Pietro Ispano, Boville Ernica)
Forse non tutti sono a conoscenza che Boville Ernica, annoverata tra i più bei borghi d'Italia, custodisce un sarcofago di grande rilievo storico ed artistico raffigurante un "presepe in pietra", ritenuto quello meglio conservato e più antico al mondo. Il sarcofago, databile intorno alla metà del IV secolo d. C. (tra il 330/337 e il 350 d. C.) e collocabile in piena epoca paleocristiana (un periodo cruciale dopo l'editto di Costantino, che pose fine alle persecuzioni cristiane, garantendo la libertà di culto) è stato rinvenuto casualmente nel 1941 in Contrada Sasso, nei pressi di una villa romana, un'area rurale afferente al Comune di Boville Ernica. Inizialmente utilizzato per rivestire la funzione di altare nella Chiesa di San Pietro Ispano, è ora ivi conservato e collocato nella cappella del braccio del transetto, a destra rispetto all'altare maggiore.

La Chiesa, risalente al XII secolo, può essere considerata come un prezioso scrigno di ricchezze di elevato valore storico e culturale; difatti al suo interno, oltre al sarcofago, è conservato il celebre Angelo di Giotto, un raro frammento del mosaico, probabilmente parte dell'originaria Navicella che Giotto realizzò per l'atrio dell'antica Basilica di San Pietro in Vaticano e la Croce in porfido del primo Giubileo del 1300, opere entrambe portate in questo luogo da Monsignor Giovanni Battista Simoncelli (1545 ca. - 1612). Per quanto riguarda il sepolcro, esso si compone fondamentalmente di una cassa rettangolare e di un coperchio che presenta frontalmente un'alzatina decorata (o attico). La decorazione della cassa mostra una meticolosa e dettagliata riproduzione a rilievo di un cancello caratterizzato da due battenti a grata, con maglie romboidali; un motivo decorativo ritenuto molto raro per mezzo del quale si alludeva ad un ingresso in paradiso.

Ma andiamo alle rappresentazioni scolpite nelle varie parti dell'attico del coperchio. A sinistra è riprodotta una scena legata all'Antico Testamento riconducibile al libro del profeta Daniele, ossia l'episodio dei tre fanciulli ebrei condannati dal sovrano babilonese Nabucodonosor ad essere arsi vivi sulla fornace per via del rifiuto da parte loro di adorare una statua d'oro riproducente il re; sarà grazie alla loro Fede che rimarranno illesi. Nel settore centrale si trova una tabula inscriptionis sostenuta da due angeli alati. Dalla lettura di questa tabula si sarebbe potuto dedurre l'identità del defunto o dei defunti, ma essendo anepigrafe, ossia priva di iscrizione, la loro identità rimane al giorno d'oggi un mistero. A destra della tabula, è raffigurata per l'appunto la Natività e l'Adorazione dei pastori e dei Magi, in una versione tradizionalmente conosciuta secondo il Vangelo di Matteo. Ciò che risalta all'occhio consiste nell'interposizione di un'enigmatica figura femminile esattamente tra Gesù e la Madonna, contribuendo considerevolmente a rendere più suggestiva l'iconografia. Probabilmente questa donna è da ricondurre ad un'ancella della Vergine, ad una personificazione del luogo stesso o addirittura a Sofia, la divina Sapienza, posizionata perfettamente al di sotto della cometa. Ciò che senza ombra di dubbio lascia un po' perplessi è la mancanza della figura di San Giuseppe. Ciò presumibilmente è dovuto al fatto che la sua immagine si affermerà e verrà inserita posteriormente all'interno dell'iconografia cristiana solo dopo il V secolo d. C.


Natività e Adorazione dei pastori e dei Magi
Natività e Adorazione dei pastori e dei Magi

L'accostamento delle due scene dell'Antico e del Nuovo Testamento sull'attico del sarcofago non è un caso. Effettivamente esso costituisce un tipico espediente utilizzato nell'arte paleocristiana per trasmettere un chiaro messaggio di Salvezza (dei patriarchi) e di Risurrezione (del Salvatore), dunque, in perfetta sintonia con la funzione funeraria del sarcofago, concetto di rinnovamento della vita dopo la morte e come chiaro "manifesto di speranza". Il presepe in pietra, non solo rappresenta un vero e proprio capolavoro del IV secolo, ma sembra anticipare, di quasi novecento anni, il primo presepe vivente a cui San Francesco diede vita a Greccio nella notte di Natale del 1223.

Intorno all'iconografia di questo sarcofago aleggia un mistero affascinante ed interdisciplinare, legato all'archeoastronomia. Lo studioso e ricercatore Teodoro Brescia ha parlato di "mappa celeste", un'ipotesi alquanto interessante che andrebbe oltre la semplice scena iconografica biblica raffigurante la Natività e l'Adorazione dei Magi. Questa non sarebbe esclusivamente un'illustrazione della Sacra Bibbia, bensì una codificazione della volta celeste nel momento della nascita di Gesù. La disposizione delle figure all'interno delle scene non sarebbe casuale, ma ragionata per rappresentare alcune costellazioni. Inoltre, secondo questa interpretazione, non solo la disposizione, ma anche i significati di determinati personaggi, assumerebbero un doppio significato: il bue e l'asino in questo caso rappresenterebbero costellazioni o specifiche posizioni astronomiche, come il Toro, l'Asino, o il Cancro e il Capricorno, a seconda della esegesi. La "Stella di Betlemme", o meglio la Stella che guida i Magi, raffigurata nell'angolo in alto a destra acquisirebbe un'identità astrale specifica, fungendo da punto di riferimento sulla mappa, utilizzata dagli stessi Magi per giungere a Betlemme. Se questa interpretazione, basata sulla disposizione e sul doppio significato assunto dai vari personaggi ed elementi raffigurati sul sarcofago, insieme ad altri riferimenti ancora, venisse confermata, questa rappresenterebbe una delle più alte testimonianze storico-archeologiche di arte paleocristiana unite alla scienza ed all'astronomia: un capolavoro in cui religione, scienza e arte si uniscono in un tripudio di mistero, fascino e conoscenza.

Ad ogni modo, questo straordinario manufatto, il presepe in pietra più antico al mondo, conservato nella Chiesa di San Pietro Ispano nella cittadina di Boville Ernica, va sicuramente al di là della semplice funzione funeraria. Esso racchiude in un unico blocco marmoreo secoli di storia della fede. Questo reperto rappresenta senz'altro una fonte inesauribile di conoscenza in cui arte, scienza, religione ed archeologia si mescolano in una storia capace di dialogare ancora oggi con il visitatore, invitandolo a scoprire ed a decifrare i misteri scolpiti nella pietra marmorea.


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