La pittura tra sogno e anima: intervista a Giampiero Murgia

23.11.2020

di Francesca Callipari

Entrare nell'universo artistico di questo artista significa per lo spettatore intraprendere un viaggio nel proprio inconscio, alla scoperta delle parte più intima e profonda di sé, quella che troppo spesso celiamo a noi e agli altri. 

Estremamente versatile, Giampiero Murgia è un'artista a tutto tondo che si esprime non soltanto attraverso la pittura o la poesia (passioni che spesso fonde insieme), ma anche mediante la musica o meglio la chitarra, sua fedele compagna, fino a giungere al montaggio di video in cui tutte le infinite sfaccettature del suo estro artistico vengono racchiuse in un'unica grande opera.

Entrare nell'universo artistico di questo artista significa per lo spettatore intraprendere un viaggio nel proprio inconscio, alla scoperta delle parte più intima e profonda di sé, quella che troppo spesso celiamo a noi e agli altri.

Giampiero Murgia afferma che "solo l'arte può salvare l'anima" ed in qualche modo egli vi riesce attraverso le proprie opere, nella quali, passando dal genere figurativo a quello più simbolista, dipinge ricordi, sogni, attimi di vita, fissandoli su tela, in un'atmosfera romantica ed onirica al tempo stesso. Traspare dalle sue opere l'immagine di un uomo profondamente legato alle proprie radici e dunque alla Sardegna: un legame indissolubile che emerge palesemente non soltanto nei dipinti ma anche e soprattutto nelle poesie, ove Murgia descrive il suo mondo, rievocando scenari marini, colori e paesaggi di quella terra, ricordi d'infanzia, rimarcando sempre e comunque l'importanza dei legami affettivi.

Fondamentale è per lui il rapporto tra luce, ombra e colore.. Niente è lasciato al caso nei suoi dipinti.. Ogni minimo dettaglio scaturisce da un processo lungo in cui l'artista partendo dalle proprie percezioni si sofferma più volte a studiare ed analizzare l'opera, ritenendosi soddisfatto solo qualora quest'ultima sia stata in grado di emozionarlo e smuovere qualcosa nel suo "dentro". Chi osserva le sue opere s'inebria di quel blu intenso che contraddistingue gran parte della sua pittorica: un blu che sa di cielo e di acqua, di vento e pioggia, di sereno, di pace e tumulto e che come le onde del mare lambisce gli scogli del nostro essere, le barriere che ognuno innalza tra sé e il mondo, per infrangerle, consentendoci di mettere a nudo tutte le nostre sensazioni.

Proviamo a conoscerlo meglio attraverso una breve intervista, in modo tale che sia così egli stesso a raccontarsi...

  • Giampiero, dal momento che adoperi diversi strumenti per esprimere le tue emozioni... dalla pittura, alla poesia, alla scrittura, alla musica ecc.... viene spontaneo chiederti cosa rappresenta per te l'Arte?
  • "Non dispongo di una verità assoluta perché per me non può esistere. Di certo ho la mia opinione ben precisa ma di questo si tratta. Dissento sommessamente da taluni professanti e stimati critici che la intenderebbero quale buona tecnica per perseguire un fine. Non condivido questo approccio per due ordini di gravi motivi: è riduttivo ed è inficiato da scorie di soggettività aprioristica, quasi pericolosamente cattedratica. Preferisco parlare di modalità espressiva perché intendo l'Arte non una tecnica, non un oggetto bensì una dimensione ben più elevata e cioè, una filosofia di vita. In ragione di questa, penso con convinzione che tutti siamo in fondo dei Pescatori di Luci, alcuno escluso. C'è chi si racconta, chi si rispecchia, chi è distratto magari da mille cose e per questo si ascolta meno... ma poi, in fondo, il fascino profondo dell'Arte sta tutto qui: ciascuno ha la sua luce divina dentro e ricerca, inconsapevolmente e comunque, la propria idea di Bellezza nelle emozioni di affinità e nella trascendenza, nelle cose che fa. Non importa la forma, non importa il come, non significa niente come la si chiami... è universale. Per me l'Arte è la via per ricongiungersi a Dio... come la preghiera: ognuno recita la sua, a suo modo. E solo l'Arte può salvare l'anima..."
  • In qualità di curatore mi trovo spesso ad interpretare e spiegare le opere degli artisti che incontro... Per una volta mi piacerebbe fosse l'artista a descrivermi una sua opera.. Mi parleresti di "Memento", uno dei tuoi dipinti che più mi hanno colpito?
  • Proverò a esplicitarti alcune mie riflessioni, per così dire, "a mano libera" su questo dipinto, concedendomi la liceità di tale espressione. Quanto mi sento di dirti costituisce però solo il mio semplice parere. Ci tengo a precisare che non vuole essere in alcun modo la descrizione del risultato ottenuto bensì la rappresentazione del desiderio di poetica ricerca di creatività dal quale ha tratto fondamento il suo concepimento. "Memento" non si configura tra quei miei quadri eseguiti principalmente a istinto ma, più propriamente, tra quelli in cui predomina, direi, la componente progettuale, cromatica e compositiva, di un lavoro di costante ricerca. Si tratta di una tappa, di uno dei giri boa personalmente importanti di questa avventura artistica che so bene durerà tutta una vita. "Memento" è anche il titolo di una mia poesia che ha preceduto l'ideazione e la realizzazione dell'opera e che ne ha rappresentato fonte d'ispirazione. A volte nasce prima il quadro e poi la sua versione in lettere, altre volte avviene il contrario: niente di strano se pensiamo al grande insegnamento del sommo Leonardo che ebbe a dire che "la pittura è una poesia muta": non si tratta di riuscirci ma di provarci e di crederci sempre con fede, di desiderare di liberare energie latenti e pulsanti dell'anima avvalendosi dei vari linguaggi espressivi a disposizione. E con occhi visionari di lucida follia... nasce sempre qualcosa che merita il tuo intento. Ed è per questo che è nato "Memento". In estrema sintesi direi che Memento voglia trarre la sua energia, la sua forza espressiva ed emozionale dalla simbiosi di tre elementi: il sogno, la natura e il trascendente. Ma per far un modo che realmente ci si addentri e si percorrano le viscere del dipinto occorre, purtroppo, privilegiare l'esposizione analitica a discapito dell'enunciazione asciutta, fredda e frettolosa: studiare un lavoro non richiede mai fretta ed è indispensabile la predisposizione individuale dell'interlocutore a giungere e a lasciasi raggiungere. Proviamo, quindi, a scorrere il dittico come una fiaba, come una passeggiata tra la spiaggia ed i suoi flutti. Come dei folletti proviamo ad immaginare di cambiare il nostro angolo visuale più volte, calandoci per un momento nelle vesti dei vari personaggi di un palcoscenico idealizzato. In questa marina un po' anomala e forse un po' surreale viene raffigurata all'estrema sinistra una donna o per meglio dire, il Femminile: la Donna rappresenta il simbolo della Bellezza, il viatico più autentico attraverso il quale dispiegare i ricordi, le emozioni di un viaggio della mente nell'inconscio. Estendendo il concetto in senso animista in questo nostro esercizio di volo concettuale e spirituale, potremo anche racchiudervi simbolicamente la componente Lunare che è insita in ciascun essere vivente, dove le differenze anatomiche procreatrici collassano in un sentimento comun denominatore sintetizzabile in poesia. Procediamo ora con una descrizione di tipo più figurativa... questa donna viene dipinta ed inquadrata come in un ipotetico filmato con lo sguardo lontano, riservato, quasi defilato. E' raffigurata di spalle, adagiata, lasciva ma composta. Il suo sguardo non viene volutamente raffigurato proprio per rispettare questo suo istante di riservatezza ma lo si può immaginare dal contesto, dalla modalità in cui il dipinto fluisce. La donna trae energia di pensiero e di emozione dalla natura, da questo scenario che dovrebbe suscitare, secondo le mie desiderate, la dolcezza, la rassicurazione, la morbidezza, la calma, l'attesa agognata ma consapevole, la fiducia: ed è questo il messaggio subliminale ed emozionale di primo impatto, quasi onirico, sotteso all'opera... quasi sospeso nel tempo, in un luogo non luogo dove lei, protagonista, da vita alla Bellezza che permea tutto ciò che la circonda, come un'ampolla di luce, una perla di vetro pregiata, pronta a sprigionare le sue riserve più belle di sole. I suoi ricordi sono volti, dunque, alla ricerca della Bellezza, dell'Amore... di quella dimensione sintetizzata dal Seneca con la sua massima "Omnia Vincit Amor", E compie il suo viaggio attraverso una serie di fotogrammi del suo trascorso che si susseguono e che si rincorrono lenti e scivolano poeticamente sulla spiaggia come in un asse temporale non preordinato: il ricordo fresco di un bagno di mare, la contemplazione di un tenero abbraccio, il caldo e l'eros garbato di un riposo al sole, il ricordo ancora più antico e indistinto di amori del passato, una passeggiata serena. Il suo è un respiro lungo, profondo ed etereo, come quel battito d'ali che si palesa alla sua vista e che segna il tempo di inizio del suo itinere, dove tutto, appunto, sublima nell'essenza. Ma ecco che qualcosa di grande e inusuale succede durante la sua meditazione e la sua contemplazione: ecco i colori della natura prendere vita... si fanno forme in divenire... anime che sopraggiungono dal mare che sconfina nel cielo. E come per richiamo, irrompono nella scena per dedicargli un concerto canoro sotto la regia dell'uomo delle stelle. Egli è il demiurgo, una figura trascendente ed enigmatica ricorrente nei mie dipinti e qui, per la prima volta in assoluto, non contempla il suo creato ma si fa azione: è raffigurato all'estremo destro del dipinto non a caso, come a chiusura della teatralità simbologica. E appunto, si fa azione per la sua creatura più bella, le rende omaggio. Per quanto attiene alla dislocazione dei simboli, delle componenti figurative... volutamente non viene riservata la centralità a nessuno di questi nel corpo della rappresentazione complessiva proprio perché tutti i particolari assumono valenza di centralità e cioè, sono tutti funzionali ed evocativi per la composizione nel suo insieme. Due espedienti simbolici sui generis sono rappresentati da due figure forti e irrituali: Michael Jakson e Dante Alighieri. Ed è connubio tra i due elementi storici e spirituali, all'apparenza così distanti: sono immessi nello scenario quasi come dei punti interrogativi, quasi provocatori verso chi è intento a studiare l'opera, ossia come fossero dei catalizzatori per un'analisi oltre il primario impatto emotivo e cromatico. Questo è l'espediente utilizzato per poter spingere a leggere oltre le righe ciò che il quadro non può esprimere con il verbo. Michael rappresenta il compimento ancestrale di un atto d'Amore del divino, laddove viene raggiunta la più alta vetta di leggerezza in termini di sintesi tra voce e azione: egli rappresenta nella nostra memoria un essere talmente etereo da rendere addirittura difficile pensare possa essere mai esistito. Il suo simbolo rafforza l'elevazione spirituale ed emozionale del ricordo della donna. Rappresenta la raffigurazione evocativa della sua sublimazione nei meandri del suo inconscio. Dante... perché proprio lui? Partiamo da un'assunzione universalmente valida: egli è il profondo conoscitore dell'humana genti. E' il più grande di tutti i tempi, trascorsi e futuri. Ama l'essere umano in sé in tutte le sue apparenti contraddizioni, da Lui così mirabilmente decantate. Viene scomodato dall'olimpo proprio perché è lui il prescelto dall'uomo delle stelle perché lo affianchi nel celebrare la sua creatura. Ecco che Dante, che pensava di sapere tutto sull'umanità, di avere già detto tutto, ora appare incuriosito ancora una volta. Volge il suo sguardo verso la stella e verso la donna. E' in riflessione, contempla come colui che guarda il dipinto, accompagnato dalla melodia dei cantori, delle anime che lo hanno seguito dall'aldilà... quasi tralascia la performance canora perché attratto da quella dimensione più liquida, più diffusa e permeante. Sotto il profilo stilistico... ho ricercato un equilibrio sincretista, cromatico e compositivo, tra le pennellate lunghe, morbide, chiariste che invitano all'analisi introspettiva, i particolari più impressionisti dove viene privilegiato il colore fugace rispetto alla precisione del disegno ed il simbolismo evocativo. Predominano il rosa pastello per rafforzare lo spirito femminile che permea e prevalgono in generale i colori tenui per suscitare un senso di generale serenità, intimità, leggerezza... la definizione è riservata ai quattro pilastri e cioè, la donna, l'uomo delle stelle, Michael e Dante.
  • Ti ringrazio Giampiero per esserti prestato a questo "esperimento" e a tal proposito sorge spontanea un altra domanda: è giusto, secondo te, che l'artista debba spiegare le proprie opere?
  • Trovo pertinente il tuo quesito e ti ringrazio perché mi consente di fare una riflessione di carattere generale. Credo che in realtà le opere d'arte e tutte le opere più in generale non andrebbero essere mai spiegate per una serie di motivi: canalizzare razionalmente lo sguardo può comportare il rischio di spezzare, in qualche modo, le ali a chi si appresta a spiccare il suo volo nell'intimità del suo inconscio. E' quasi irriverente verso chi contempla poiché chi si avvicina all'Arte deve poter vivere liberamente l'istante secondo coscienza e quelle che sono le proprie chiavi di lettura, culturali ed emozionali; tende a svilire la magia del fortunato incontro, la spiritualità cioè dell'osmosi tra chi ha immortalato una parte della sua anima nel tracciare la tela e chi ben si predispone a ricevere. Tuttavia, se vero è che la preparazione all'Arte è un'Arte anch'essa, contribuire nel cercare di ingentilire l'animo alla Bellezza fornendo su richiesta indizi interpretativi e critici, appare tutt'altro che contradditorio: chi chiede compie un atto di sincera e profonda umiltà, generosità ed il suo bel gesto rappresenta in sé una gratificazione per un artista o aspirante tale. Ciò che è da considerarsi fondante e universalmente valido deve essere l'impegno personale di chi contempla a mantenere il più inalterata possibile la capacità critica di rielaborazione analitica: qualsiasi parere o chiave di lettura non potrà mai essere una verità assoluta. Liberi tutti di aderirvi o di discostarsi a pienissimo titolo. Ebbene, aggiungerei un pensiero in cui credo fermamente e cioè, quel dipinto che risulterà suscettibile di più interpretazioni e di più spunti emozionali, potrà uscire a maggior ragione dall'alveo del bel disegno colorato ed ambire ad assurgere la valenza di vera Opera.
  • Grazie Giampiero, in chiusura permettimi di considerarti anche come poeta, com'è giusto che sia visto che anche in quel settore hai ricevuto notevoli apprezzamenti da parte del pubblico e della critica. Quale poesia consideri più rappresentativa tra quelle che sino ad oggi hai composto? Allegaci pure qualche verso...
  • Beh... credo che ogni poesia nasca da un istante di grazia, penso sia un dono che si riceva: ad ognuno è dato il compito di ascoltare quella voce interiore che ogni tanto ci parla e quando succede... è davvero una magia che a volte fa venire i brividi.... Forse quella che sento di più sotto questo profilo è quella che ho dedicato a tutti gli artisti o aspiranti tali, scritta il giorno di Natale...80 % in aereo nel volo Milano-Cagliari e in riva al mare. S'intitola...

POETI

Tempo non crea 
ciò che l'etá ci dona
e sfuoca
mangrovie di gramigne
di effimero delirio 
che fatti non fummo
per traccia non lasciare
l'animo mio
ascolta e tace.

Frastuoni e chiacchericci
rifuggono i poeti
indomiti e assorti nel vedere
ciò che la vista
il guardar loro non appaga
che fatti non fummo
per fermarci ignavi e sordi nell'errare
nella sperduta terra confinata

Che sempre è il tempo
di seminar per i nostri figli
che tanti si possano destare
dal vuoto di senso condannati
per colpa grave ignari
del velo d'occhi vacui.

Lasciateci cullare nell'oblio
e che l'istante volesse esser eterno
e il sogno non sfumare nel reale
per una volta ancora
di fragori
di mari tra le stelle.

Semplici poeti lor sono
ai cuori e all'anima si volgono
come esseri venuti in questo mondo
da altro forse provenienti
ma non lontano
dimora del nostro essere profondo.

(25 dicembre 2015)

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