A Palazzo Reale “Le Signore dell’Arte”: una mostra per riscoprire quella parte di storia dell’arte dimenticata…

16.06.2021

di Francesca Callipari

"Le Signore dell'Arte. Storie di donne tra '500 e '600": 34 artiste attive tra Cinquecento e Seicento in un percorso di 130 opere.

Muse ispiratrici, mecenati, promotrici delle arti, modelle di grandi artisti, compagne, concubine: sono queste le figure femminili che siamo abituati a immaginare nel contesto artistico del passato perché questa è la storia che ci è stata tramandata; una storia che vuole l'arte come prerogativa maschile, ma che ovviamente non può corrispondere alla realtà!

Molte sono state, infatti, le donne "creatrici", abili artiste, che seppur citate a tratti da una parte della critica del tempo, sono state largamente ignorate e il loro talento offuscato dai colleghi di sesso maschile. La mostra "Le Signore dell'Arte. Storie di donne tra '500 e '600", visitabile fino al 22 agosto presso Palazzo Reale a Milano si prefigge così l'intento di far luce su di esse, ripercorrendo le loro storie ed evidenziando la loro caparbietà e il loro talento. Il desiderio degli organizzatori è in primis quello di riuscire a stimolare attraverso questo evento la ricerca in tale ambito, al fine di prendere coscienza su quello che è stato il reale contributo apportato da queste artiste nella storia dell'arte.

Curata da Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, la mostra si concentra sul periodo compreso tra Cinquecento e Seicento, un momento storico particolare in cui le condizioni sociali e culturali iniziavano, seppur lentamente, ad essere favorevoli ad una partecipazione femminile in ambito artistico/culturale. Le donne, che venivano educate per divenire "mogli" e "madri", non potevano certo sognare una carriera artistica e intellettuale. Soprattutto in epoca rinascimentale, spesso non sposarsi per una donna era l'unico modo per potersi dedicare totalmente all'arte... un privilegio, ovviamente riservato alle fanciulle provenienti da famiglie nobili e ricche.

Ciò nonostante, era comunque molto difficile per una giovane donna formarsi in questo settore. L'accesso alle Accademie era vietato e per ottenere importanti committenze si doveva dimostrare di essere abile in tutte le tecniche, requisito alquanto difficile da soddisfare dal momento che una donna non avrebbe mai potuto viaggiare da sola, studiare dal vivo le opere del passato e men che meno studiare le anatomie dei corpi umani, cosa ritenuta inappropriata. Proprio per questo motivo le molte artiste si specializzeranno nell'unico genere a loro più accessibile, ovvero quello del ritratto.

Le prime artiste ad affermarsi nel panorama artistico del tempo provenivano da Cremona e Bologna: un esempio eccellente è dato dalle sorelle cremonesi Anguissola (Sofonisba, Lucia, Europa e Anna Maria), citate persino da Vasari e tra le quali la più celebre fu certamente Sofonisba che, grazie al suo talento e alle ottime capacità propagandistiche del padre, riuscì a raggiungere una fama assolutamente insolita per una donna.

Allieva di Bernardino Campi, stimata da Michelangelo e verso la fine della sua vita in contatto con Antoon Van Dyck, Sofonisba fu pittrice-ritrattista per ben 10 anni presso la corte di Filippo II a Madrid, spostandosi poi in Sicilia e in seguito a Genova. In mostra si possono ammirare alcuni ritratti eseguiti da Europa e Lucia Anguissola, mentre di Sofonisba vi segnaliamo, tra gli altri, la bellissima Pietà (Pinacoteca di Brera), il celebre ritratto di famiglia noto come "Partita a scacchi"(Narodowe Muzeum, Poznań), e la Pala della Madonna dell'Itria, un bellissimo olio su tela proveniente da Paternò, qui esposto per la prima volta dopo un importante intervento di restauro.

Sofonisba Anguissola - Madonna dell'Itria
Sofonisba Anguissola - Madonna dell'Itria

Vasari dopo una visita a casa Anguissola così si esprimeva sulle sorelle:

"queste quattro nobili e virtuose sorelle, tanto innamorate d'ogni più rara virtù et in particolare delle cose del disegno (...) che la casa del signor Amilcare Angosciuola mi parve l'albergo della pittura".

Da Bologna emersero, invece, pittrici del calibro di Lavinia Fontana ed Elisabetta Sirani. Lavinia, figlia del pittore manierista Prospero Fontana, a differenza del padre seppe rinnovare il proprio linguaggio e affinarsi sempre più tecnicamente, riuscendo a gareggiare con i pittori del tempo nella realizzazione di grandi pale d'altare. In mostra di lei si possono ammirare ben 14 opere tra cui l'Autoritratto nello studio (1579) e l'affascinante Giuditta e Oloferne che si contraddistingue per un sapiente uso della luce e l'attenzione ai dettagli.

Lavinia Fontana - Giuditta e Oloferne
Lavinia Fontana - Giuditta e Oloferne

Elisabetta, invece, figlia di Giovanni Andrea Sirani, allievo di Guido Reni, fu una pittrice molto prolifica che in un decennio di attività (dal momento che morì a soli 27 anni) riuscì a produrre oltre 200 tele, superando la fama del padre. In mostra le sue opere colpiscono per la potenza espressiva e la determinazione delle sue donne. Ne è un esempio l'opera "Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno", un dipinto che racconta la vendetta di una donna a seguito di una violenza subita.

Elisabetta Sirani - Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno
Elisabetta Sirani - Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno

Tra le "figlie d'arte" spicca poi, senza dubbio, la romana Artemisia Gentileschi, figlia del grande caravaggista Orazio, colei che viene generalmente ricordata come la "più grande pittora del Seicento" e prima pittrice ad essere ammessa all'Accademia di Arte e Disegno di Firenze. Di lei molto si è scritto e detto. La sua storia, il suo talento e la violenza sessuale subita all'età di 18 anni dal pittore Agostino Tassi, hanno fatto sì che divenisse nel corso dei secoli un esempio di tenacia, forza e ribellione femminile e un modello per le tante donne che dopo di lei hanno voluto dedicarsi all'arte. In mostra si segnalano la bellissima "Madonna del latte", la "Maddalena in meditazione" e, in particolar modo, l'intensa Maddalena Sursock (proveniente dalla collezione Sursock di Beirut e datata 1630-1631) che esposta per la prima volta in una mostra, reca evidenti segni e fori dell'esplosione in cui è rimasta danneggiata, ovvero quella avvenuta il 4 agosto del 2020 nella capitale del Libano.

Artemisia Gentileschi - Madonna del Latte
Artemisia Gentileschi - Madonna del Latte
Artemisia Gentileschi - Maria Maddalena (La Maddalena Sursock)
Artemisia Gentileschi - Maria Maddalena (La Maddalena Sursock)

Il percorso espositivo ci permette, poi, di conoscere e approfondire altre importanti pittrici: Marietta Robusti, figlia del grande Tintoretto, detta Tintoretta; la fiorentina Lucrezia Quistelli di cui è esposto un bellissimo "Matrimonio mistico di Santa Caterina"; Barbara Longhi di cui possiamo ammirare una raffinata "Santa Caterina d'Alessandria"; la bolognese Ginevra Cantofoli; la siciliana Rosalia Novelli, nonché Fede Galizia la cui "Giuditta con la testa di Oloferne" fa da copertina a questo bellissimo evento.

Fede Galizia - Giuditta con la testa di Oloferne
Fede Galizia - Giuditta con la testa di Oloferne
Plautilla Nelli - Santa Caterina da Siena e Antifonario
Plautilla Nelli - Santa Caterina da Siena e Antifonario

Figure particolarmente interessanti e che meritano un approfondimento maggiore sono, infine: suor Plautilla Nelli, eccellente pittrice e miniaturista e Caterina de' Vigri, badessa delle clarisse del Corpus Domini di Bologna, nonché musicista, miniaturista e pittrice che testimoniano l'attività artistica delle donne religiose; la contessina Irene di Spilinbergo, nobile virtuosa ricordata da Vasari come dedita all'arte e alle lettere,  secondo la leggenda morta a causa dell'arte, e le ricamatrici milanesi Caterina Cantoni e Antonia Pellegrini

Giovan Battista Crespi detto il Cerano (disegno) e Antonia Pellegrini (ricamo) - Cappuccio piviale con Incoronazione della Vergine
Giovan Battista Crespi detto il Cerano (disegno) e Antonia Pellegrini (ricamo) - Cappuccio piviale con Incoronazione della Vergine

Su Irene di Spilinbergo, Dionigi Atanagi racconta:

"Quando a Irene venne mostrato un ritratto di Sofonisba Anguisciola fatto di sua mano, e rappresentato al re Filippo, e sentendo meravigliose lodi di lei nell'arte della pittura: mossa da generosa emulazione s'accese tutta d'un caldo desiderio di pareggiar quella nobile e valorosa donzella. (...) Perciocchè in ispazio d'un mese e mezzo trasse copia d'alcune pitture del detto Tiziano, con tanti particolari avvertimenti alle misure a' lumi alle ombre, e così agli scorci a' nervi alle ossature alla tenerezza, alla tenerezza e dolcezza delle carni".

Morì dopo 22 giorni di febbre, causata, secondo le fonti del tempo, dall'eccessivo accanimento nel dipingere una copia.

Silvestro Lega - Tiziano e Irene di Spilimbergo
Silvestro Lega - Tiziano e Irene di Spilimbergo

Un discorso a parte merita Properzia de Rossi, prima scultrice della storia, l'unica donna artista "schultora bolognese" citata da Vasari sin dalla prima edizione del 1550. Una donna che certamente dimostrava grandi doti tecniche, presente nel cantiere della basilica di San Petronio a Bologna e che oltre alla scultura si dedicò anche all'intaglio su rame e su superfici infinitesime, come i noccioli di frutta.

È gran cosa che in tutte quelle virtù et in tutti quelli esercizii ne' quali, in qualunque tempo, hanno voluto le donne intromettersi con qualche studio, elle siano sempre riuscite eccellentissime e più che famose, come con una infinità di esempli agevolmente potrebbe dimostrarsi.

Giorgio Vasari, Vita di Madonna Properzia de' Rossi scultrice bolognese in Le vite de più eccellenti pittori, scultore e architetti (1568)

L'esposizione, promossa dal Comune di Milano - Cultura e realizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, con il sostegno di Fondazione Bracco, rappresenta, dunque, un punto di partenza importante per avviare una rivalutazione dell'arte femminile e per dare lustro a queste grandi donne che la storia ha cercato di cancellare.

La loro forza, il loro talento e i risultati che hanno raggiunto, nonostante le innumerevoli difficoltà, ci insegnano che nulla è mai impossibile... ci insegnano, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che non esistono esseri inferiori... ci insegnano che bisogna sempre avere il coraggio di seguire i propri sogni, abbattendo stereotipi e pregiudizi che ancora oggi, talvolta, fatichiamo ad estirpare.

INFORMAZIONI

Sede e date
Palazzo Reale, Milano
Prorogata al 22 agosto 2021

Orari
Lunedì chiuso
Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato e Domenica dalle 10.00 alle 19.30
Da Giovedì 27 maggio 10.00-21.30 (ultimo ingresso 20.30)
Da Giovedì 10 giugno 10.00-22.30 (ultimo ingresso 21.30)
(La biglietteria chiude un'ora prima)

Prenotazioni
T +39 02 892 99 21
(lun-ven 10-13)

Biglietti
Intero con audioguida inclusa € 14,00
Ridotto con audioguida inclusa € 12,00
Ridotto Gruppi € 12,00
Ridotto scuole € 6,00

Hashtag ufficiale
#LeSignoreDellArte


©2021 I Love Italy News Arte e Cultura